sabato 23 aprile 2011

Autolux- Future Perfect




Artista:Autolux
Titolo:Future Perfect
Anno:2004
Genere: Noise pop, Shoegaze(?), Dream pop


Tracklist:
1.Turnstile Blues
2.Angry Candy
3.Subzero Fun
4.Sugarless
5.Blanket
6.Great days for the passenger element
7.Robots in garden
8. Here Comes Everybody
9.Asleep at the trigger
10.Plantlife


Pensare di aver sentito tutto e capire di sbagliarsi di grosso. E’ successo nel 2004 con “Future Perfect”, l’esordio su disco degli Autolux. Una piacevole sorpresa sotto il sole della California. Hard-core punk?Surf-rock?Indie fighetto?. Niente di simile. Al diavolo le etichette. Provate pure a definire le coordinate del suono del trio californiano, ma sarà solo una perdita tempo. Per dire, gli Autolux potrebbero essere infilati nel calderone dello Shoegaze, ma  quanto sarebbe limitativo e limitante. Nei dieci brani dell’album,in superficie si intravedono richiami a My bloody valentine(Sugarless,Plantlife,Here comes everybody), Jesus and Mary Chain(l’intro di Blanket), nel profondo scorrono tracce di noise rock con accenni a Sonic youth, Blonde Redhead(Angry Candy).Momenti onirici (Subzero fun), alternati a distorsioni sporche, deraglianti(Robots in garden). La soffice luce lunare abbagliata dalle nuvole. Un sogno interrotto dalla realtà. Il duro risveglio mattutino, il senso di smarrimento che ti assale. Sospiri, parole non dette.  Labirinti di feedbacks che non ti lasciano respirare. Ma  solo per qualche attimo. Spazi di distensione , tra dolore e piacere, varcano le soglie del  giardino dei segreti, culla di desideri nascosti. Nessuna via di scampo , come pere marcie cadiamo nelle braccia di Morfeo, stregati da canzoni che suonano come favole, intonate dall’usignolo  sull’albero,  (Asleep at the trigger), sulle note di  ninna nanne psichedeliche  raccontate dal folletto fuggito dal magico mondo di Syd barrett( Great days for the passenger element). Chiudere gli occhi e desiderare quello che non c’è. Andare in ufficio, ritrovarsi al Lunapark , sulle montagne russe ad urlare di gioia. Con l’immaginazione si può.


Recensione pubblicata anche su The Wave Lenght




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