venerdì 30 settembre 2011

R.E.M. - Green


Nel 1988 gli R.E.M. firmano con la Warner.Poteva essere la fine di un sogno, ed invece fu l’inizio di una nuova epoca. Il gruppo prosegue per la sua strada, continua la collaborazione con il produttore Scott Litt, già su“Document”.Il risultato è “Green”, album in pieno stile R.E.M. , in bilico tra passato e presente. Da un lato emerge l’anima pop scanzonata del gruppo, dall’altro la vena intimista ed impegnata. Su questa doppia natura dei brani Stipe ci scherza, nella canzone d’apertura, “Pop Song 89”, canta ironicamente “Should we talk about the weather? Should we talk about the government? / Parliamo del tempo? Parliamo del governo”?”. Parlerà di entrambi, in “Get Up” e “Stand” i R.E.M. ricalcano lo stile della canzone pop eccellenza: testi solari e melodie orecchiabili.”Get Up” è il primo e forse l’ultimo brano del gruppo, il cui testo sia estremamente comprensibile, fin da primi versi è estremamente chiaro quale sia il significato della canzone:un inno alla vita. Non manca però l’inevitabile gioco di parole , nel ritornello la voce principale canta “Dreams they complicate my life”( i sogni mi complicano la vita”) e la seconda voce contrapposizione risponde “Dreams they complement my life”( i sogni completano la vita).”Stand” è una divertente e riuscita presa in giro delle bubblegum pop songs anni sessanta. E l’idea è così geniale che anche Weird Al Yankovic nel 1989 scrive “Spam”(“ Uhf”), una parodia della parodia. Ma Green non è un album esclusivamente pop, alla leggerezza velata di ironia di canzoni come “Stand” e “Get Up” si contrappone il minimalismo acustico di ballate malinconiche e sofferte(”You Are The Everything”, “Hairshirt”,“The Wrong Child”).Il nuovo approccio non impedisce di guardare al passato recente: “Document”.Non mancano quindi le rock songs, “Orange Crush” (brano contro l’imperialismo americano), ”Turn You Inside Out” (analisi del rapporto tra performer e pubblico), ”I Remember California” sembrano confermarcelo.L’idea iniziale era infatti di dividere l’album in due parti: una elettrica e una acustica. Poi non se n’è fatto più niente e gli R.E.M. hanno preferito un album variegato, ma senza di divisioni di sorta. Piccoli dettagli arricchiscono questo piccolo gioiellino pop/ rock: nel booklet dell’artwork compare per la prima volta le parole di una canzone “World Leader Pretend” e alla fine della tracklist tradizionale, scritta nel retro della copertina, appare una traccia fantasma, senza titolo, nota come “Untitled”.


Questa recensione fa parte di uno speciale dedicato alla band di Athens

Qui potete trovare nella sua interezza la parte dedicata al primo periodo : 1982 -1988


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giovedì 29 settembre 2011

R.E.M. - Fables of the Reconstruction


Parlare di “Fables of the reconstruction” (1985, I.R.S.) in termini esclusivamente musicali sarebbe sbagliato. Il terzo album degli R.E.M. è una raccolta di storie. Stipe con i compagni a Londra per registrare l’album è un poeta in terra straniera, ricorda la sua Athens, e lo fa nel suo stile, narrando le favole del Sud. Un tentativo di ricostruire tramite parole, a volte solo sussurrate, ricordi e luoghi. Ricercare se stessi e le proprie origine non è opera facile, gli R.E.M. dimostrano debolezze e fragilità in studio di registrazione, incapaci di trovare un accordo comune sulla via da intraprendere, sono quasi sul punto di sciogliersi, ma alla fine, riescono a catturare le  proprie paure ed ansie, trovando la giusta alchimia con il nuovo produttore Joe Boyd (Nick Drake, Fairport Convetion), che sostituisce la storica coppia Mitch Easter- Don Dixon (Murmur, Reckoning). Su disco si riflette alla perfezione lo stato d’animo cupo e discordante del gruppo, potrebbe essere un difetto in teoria, in pratica non lo è, dopo i primi ascolti si entra appieno nell’ottica dark del disco. Il gruppo abbandona le melodie ed efficaci dei lavori precedenti per sperimentare nuove vie fino ad allora inedite : l’uso solenne di fiati ed archi combinato argutamente con quello dissonante della chitarra di Peter Buck.”Feeling Gravitys Pull” è la chiave del viaggio immaginifico, di cui non importa tanto capire ogni singolo passaggio, quanto lasciarsi  trasportare dalla immaginazione, simboleggiata dalla “forza di gravità”(“Step up, step up, step up the sky is open-armed, When the light is mine, I felt gravity pull / Sali, Sali, Sali il cielo aspetta a braccia aperte, Quando la luce diventa mia,ho sentito la forza di gravità).In “Maps and Legends”, dedicata all’artista Howard Finster (noto per le copertine di “Reckoning” e “Little Creatures”), Stipe si diverte a giocare con il luogo comune dell’artista incompreso, parla di Finster ed in fondo allude al proprio ruolo di paroliere ermetico (“On his own where he’d rather be.Where he ought to be, he  sees what you can’t see, can’t you see that? / Sta da solo, dove vorrebbe essere. Dove dovrebbe essere, vede ciò che tu non riesci a vedere, non riesci a capirlo? “).Comincia poi il lungo cammino  tra le vie immense del Sud degli Stati Uniti, tra i tratti ferroviari  sconfinati (Driver 8), comete lucenti, metafore di amori non corrisposti (Kohoutek) e bizzarri personaggi tra la realtà e l’immaginazione di Stipe : lo strano Mr.Mekis (“Life and how to live it”),  il vecchio Kensey, artista pazzo come Finster e Stipe (“Old man Kensey”)e Wendell Gee, venditore di auto usate di Pendergrass.Non mancano una serie di “saggi” consigli(“Good advices”), le prime critiche allo scenario politico americano (“Green grow the rushes”) e un attimo di spensieratezza (“Can get there from here”).

Questa recensione fa parte di uno speciale dedicato alla band di Athens

Qui potete trovare nella sua interezza la parte dedicata al primo periodo : 1982 -1988


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martedì 27 settembre 2011

Nirvana live al Paramount Theatre

Probabilmente, se  siete assidui frequentatori di Youtube, vi sarà capitato di incappare in VEVO e di maledirne l'esistenza.Per una buona volta forse non sarà così, per 24 ore, dalle 6 di oggi, 27 Settembre alle 6 di domani, 28 Settembre sul canale NirvanaVevo sarà disponibile in streaming video il concerto dei Nirvana al Paramount Theatre di Seattle.Nel caso vogliate possederne una copia, potete ordinare il dvd del concerto su Amazon o acquistare l'edizione deluxe di "Nevermind" uscita ieri, 26 Settembre. 


Pop corn e tanto pogo selvaggio, il concerto può cominciare!


Buona visione:

R.E.M. - Reckoning



“Reckoning” (1984, I.R.S.)  immortala lo stato di grazia dei R.E.M., ne fotografa la  dirompente voglia di suonare. L’album, prodotto dalla coppia Mitch Easter / Don Dixon e registrato  in due settimane negli studi Reflection di Charlotte (North Carolina), suona fresco e convincente. Dopo il debutto illuminante, ma a tratti ancora acerbo, il gruppo elabora un suo stile personale, che diventerà nel corso degli anni inconfondibile e costituirà il marchio di fabbrica su cui poi investirà senza remore la major discografica Warner. La band non si dirige verso nuove vie, preferendo affermare con determinazione gli stilemi comparsi in Murmur, ed ecco che ricompaiono i testi non-sense di Stipe (cut-up geniali di frasi estrapolate dal contesto), l’armonioso impasto vocale tra voce principale e controcanti e l’immancabile tocco di chitarra di Buck.Ne esce un disco di transizione, non concepito come tale: si intravedono i primi segnali di maturità, il suono di insieme è più compatto  e solido, la intesa tra Stipe e Mills diventa perfetta in ogni singolo passaggio. Con ingenuità e spontaneità i R.E.M. realizzano  l’anello mancante tra l’ep “Chronic Town” e “Murmur” .“Harborcoat”, canzone di apertura, tiratissima e dirompente, ci guida tra i flussi di pensiero e  impulsi visivi di Stipe, sempre aperti alla libera interpretazione. Se non riuscite a capire cosa diamine significhi “Harborcoat”, non siete i soli, “Harborcoat” è un neologismo coniato da Stipe, nato dall’unione di  due parole: “harbour” (porto) e “coat”(cappotto). Diverse frasi e parti di testi sfuggono a una traduzione razionale, con i R.E.M., non c’è nulla da fare, bisogna lasciarsi trascinare dall’immaginazione ispirata dalle trame sonori e dalle tonalità profonde della voce di Stipe.”Seven cinese brothers”, ispirata alla favola dei Cinque fratelli cinesi di Claire Huchet Bishop e Kurt Wiese, è un abile gioco di parole, che si trasforma poi in una dedica  a Carol Levy, fotografa amica della band, morta in un incidente automobilistico (“Seven thousand years to sleep away the pain.She will return, she will return. / Dormire settemila anni per scacciare  il dolore. Lei ritornerà, lei ritornerà”).Il ricordo dell’amica vive in altri due brani “So.central rain “ e “Camera”  : in “So.central rain” Stipe descrive uno scenario tragico, un alluvione interrompe i collegamenti telefonici, in questo contesto si inserisce l’urlo di dolore “I’m sorry” rivolto all’amica morta con i suo sogni (“ the city on the river there is a girl without a dream / la città sul fiume , c’è una ragazza senza un sogno”), in “Camera” Stipe è ancora più esplicito, già dal titolo, allude a Carol Levy, facendo riferimento alla sua passione, la fotografia( “If I’m to be your camera, then who will be your face?/ se deve essere la tua macchina fotografica, chi sostituirà il tuo volto). Se si esclude “(Don’t go back to) Rockville “, dedica alla studentessa universitaria di Athens, Ingrid Shorr , scritta da Mike Mills, le altre canzoni non presentano una narrazione descrittiva, ma  si basano su giochi di assonanza tra parole e musica ( “Second Guessing”, “Letter never sent “ ,”Little America, “Pretty Persuasion”, “Time after Time”).La capacità di divertirsi con le parole come se fossero strumenti da suonare è la magia racchiusa in  questo album. Da riscoprire.



Questa recensione fa parte di uno speciale dedicato alla band di Athens

Qui potete trovare nella sua interezza la parte dedicata al primo periodo : 1982 -1988

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lunedì 26 settembre 2011

Horror Show : Lou Reed & Metallica


Pochi giorni fa abbiamo assistito all'uscita di scena dei R.E.M., da fan me ne siamo dispiaciuta, ma in fondo, anche se a malincuore l'ho accettato ed ho pensato fra me e me :"beh, dai, almeno hanno evitato di diventare la cover band di se stessi".E' stato un addio elegante e garbato prima del definitivo tracollo, fisiologico dopo tanti anni di attività.Vorrei tanto che altri artisti lo seguissero, un nome su tutti, gli U2, ma oggi , se permettete, il mio pensiero va in particolar modo alla coppia Lou Reed / Metallica: su Soundcloud è stata pubblicata la preview completa di "The View", brano estratto "Lulu", album della strana coppia in uscita il 31 Ottobre (Halloween), mai data fu più azzeccata.All'inizio, a dir la verità, ero speranzosa, ho sempre apprezzato sia Lou che i Metallica e mi aspettavo un prodotto quantomeno di buon livello.Ahimè ogni speranza è svanita quando ho ascoltato qualche settimana fa l'anteprima di 30 secondi, non volevo crederci, ho quasi avvertito un fastidio simile a quello che provo di solito quando ascolto i Negramaro, penso  che non ci sia da aggiungere altro.Con tutta me stessa vorrei  che questo album non fosse mai rilasciato, ma ormai è troppo tardi, la disfatta è vicina per il vecchio Lou.Non rimane che ricordare i bei tempi, anche se sinceramente non riesco proprio a capire la necessità di questa operazione con i Metallica, in cuor mio non posso credere che sia solo una questione di tornaconto commerciale.

Horror vacui:

Per rifarsi le orecchie:

venerdì 23 settembre 2011

I Wanna Punk : Eater



La storia degli "Eater" mi ricorda a tratti quella dei Prats, entrambe le band sono formate da ragazzi giovanissimi tra i 13-15 anni, per dire il più anziano degli Eater è il bassista Ian "Grumpie" Woodcock, appena diciassettenne. Non so voi, ma mi stupisce che un gruppo di ragazzini riesca a farsi strada e ad emergere. Certo, si tratta di altri tempi e di altri luoghi, ma tale esempio dovrebbe far riflettere. Come spesso accade, tutto comincia sui banchi di scuola, Andy Blade, vero nome Ashruf Radwan, non ama andare a scuola. Non era molto popolare tra gli altri ragazzi e l'unico conforto è il suo compagno di classe, Brian Chevette.



Per ottenere maggiore popolarità tra le ragazze, Andy e Brian si inventano una band, la cosa sembra funzionare, i rumours  volano. Andy, figlio di una famiglia numerosa, vive in una grande casa a Finchley, condivide  la stanza con il fratello più grande Hass e quello più piccolo Luffie. E' una stanza grande e sembra perfetta per farci un po' di casino e non dare noia a nessuno. E Andy e Brian lo fanno alla grande. Sono soliti organizzare riunioni con gli amici e chiamarsi "the Bedroom club". Con una vecchia chitarra spagnola, un microfono finto, qualche pentola e padella mimano i loro dischi preferiti.


Le voci  girano e vengono contattati da un giornale locale per un'intervista e servizio fotografico. Sorge il primo problema, non possono fare un servizio fotografico con una misera chitarra acustica, ideano un piano per rubare due chitarre dal negozio di musica sulla strada che porta alla scuola. Passano diversi giorni ad osservare fuori dalla finestra le azioni del negoziante e notano che ogni sera, prima di chiudere, il padrone del negozio usciva sul retro per prendere la giacca. Giusto in tempo per poter afferrare le chitarre e legarle. L'idea funziona, riescono a portare in porto il servizio, nelle foto sembrano molto professionali e i compagni di scuola ne sono impressionati positivamente. Le foto di Andy e Brian compaiono nelle stessa edizione in cui è presento il servizio sul furto al negozio di musica, ma nessuno sembra collegare le due notizie. Armati delle due nuove chitarre, cominciano a fare sul serio e cercano un batterista ed un bassista. 

Si fanno chiamare Eater da una frase di T-rex " Tyrannosaurus Rex - eater of cars".Nel Novembre 1976 Andy e Brian insieme al bassista Ian Woodcock e al batterista Dee Generate registrano ai Decibel Studios i primi due brani "Outside View" (scritto durante la lezione di chimica)  e You", pubblicati sul primo singolo : i ragazzi non scherzano più, di giorno vanno a scuola e di notte suonano in locali punk come il Roxy e il Vortex, di supporto a Buzzcocks e Damned.



Il singolo viene pubblicato sull'etichetta "The Label" di Dave Goodman (primo tecnico del suono dei Sex Pistols) nel Marzo 1977, ed è per onor di cronaca storica il terzo singolo del punk inglese dopo "Spiral Cratch "dei Buzzcoks e " New Rose " dei Damned. Gli Eater da giovani scapestrati quali sono, fanno leva sul pubblico degli studenti, come emerge dalle parole di Brian Chevette :"Siamo l'unica band che può davvero relazionarsi ai giovani, perfino i Sex Pistols sono troppo vecchi, potrebbero essere i nostri padri, è soltanto rock aggressivo". Nel Giugno 1977 esce il secondo singolo "Thinkin' of the USA" e il batterista Dee Generate, buttato fuori dal gruppo, viene sostituito da Phil Rowland. Con questa nuova line-up incidono un singolo "Jeepster / Lock it up ", sul lato A si trova una cover di T-rex, omaggiato dalla band fin dal nome scelto a inizio carriera.
E dopo questo breve assaggio gustoso esce il disco debutto,chiamato semplicemente "The Album ". Come  nella miglior tradizione punk non mancano possibili inni da urlare fino alla svenimento durante il pogo (No Brains, I don't need it, Get Raped), con l'aggiunta però di un tocco di raffinatezza glam, racchiusa in due brani, "Queen Bitch" e "Sweet Jane", pregevoli cover di classici di Bowie e Velvet Underground, da sempre  gli artisti  preferiti degli Eater, insieme a Marc Bolan e Alice Cooper. Nel 1978 Brian Chevette viene sostituito da Gary Steadman, la band con questa formazione rilascia l'ultimo singolo " What she wants she needs" per poi sciogliersi.

Dopo gli Eater 
Andy Blade intraprende la carriera solista senza successo, incide due singoli, un ep e tre album tra gli anni ottanta, novanta e gli anni zero. Nel 2005 pubblica il libro " The Secret Life of a Teenage Punk Rocker", basato sul racconto dell'era punk e in particolare del periodo con gli Eater.



Phil Rowland, l'ultimo batterista degli Eater, verso la fine degli anni settanta suona in diversi progetti : Slaughter and the Dogs, The Nipple Erectors. Successivamente si trasferisce negli Stati Uniti ed abbandona il mondo della musica.


Ian Woodcock per due anni, tra il 1979 e il 1980, si unisce ai Vibrators.


Gary Steadman nel 1980 sostituisce Jak Airport nella band synth-pop Classix Nouveaux e tra il 1984 e il 1986 suona negli A Flock of Seagulls.



Dee Generate, fuori dalla scena musicale, lavora nei servizi sociali. Nel 1977 partecipa con la mamma al documentario "The Year of punk" di Janet Street Porter per la London Weekend Television.
Dal minuto 4:18 


(qui tutto il documentario)


L'intervista di Janet Street Porter a Dee Generate:

Jsp: Cos'è successo a loro? Perché hai lasciato?
Dg: Non ho lasciato, mi hanno buttato fuori.
Jsp: Perché ti hanno buttato fuori?
Dg: Rutto.
Mamma di Dg: Loro dicevano che non era abbastanza bravo.
Dg:Loro dicevano che non ero abbastanza bravo, ma la ragione per cui mi buttarono fuori è che erano un mucchio di mezze seghe. Un mucchio di rammolliti. 
Jsp:(rivolta alla madre di Dee Generate) Vive ancora a casa con te?
Mamma di Dg: Sì... occasionalmente.
Dg:Non vivo a casa, Caterham è un buco di merda.
Mamma di Dg:Sì, tu vivi a casa qualche volta...quando ti viene fame.

La casa di Dee Generate è a Caterham, a sud di Londra. Qualche genitore avrebbe qualche timore ad introdurre un quattordicenne nel mondo di una punk rock star, non è così per Helen Bullen.

Jsp:(rivolta alla madre di Dee Generate) Stai recitando come se fossi il suo manager?
Dg: No, sta recitando come se fosse mia madre (risate)

Jsp: Bene quando lui (Dee Generate) ha cominciato a far parte della band, Rat (Scabies) lo ha introdotto nel gruppo tramite un'audizione (Rat gli stava insegnando a suonare la batteria). Lui (Rat) disse che dovevamo scegliere un nome, non poteva essere l'ordinario Roger Bullen. "Tu devi avere qualcosa di oltraggioso come me"- Rat Scabies. Così loro (Rat e Roger) si sedettero e guardarono nel dizionario e Rat disse : "Dee Generate. Sì, suona bene e cattura l'attenzione.

Nel salotto di casa Bullen vivono Robbie (il nonno di Dee Generate), la sorella Caroline e il fratellino Lee.


Jsp:(rivolta a Robbie)Cosa ne pensa del fatto che Roger sia una punk star?
R:Prima di tutto pensai che fosse così giovane  e molto giovane per essere esposto a così tanto stress. Gli ho indicato come guida e manager sua madre. Ho detto a sua madre diversi anni fa.. che quando Roger crescerà diventerà buono o cattivo perché si impegna per qualsiasi cosa e per ora penso si stia comportando straordinariamente bene.

Jsp:(rivolta a Dee Generate) Quanto tempo ti eserciti ogni giorno?
Dg:Non mi esercito ogni giorno.Quando lo faccio, di solito mi esercito un oretta...mmm, ma la maggior parte dei giorno la passo a letto perché sono troppo stanco.
Jsp:e l'andare a scuola?
Dg:Ci vado qualche volta
Jsp:Quante giorni di scuola hai perso?
Dg:Mmm.E' scritto nella mia pagella, ho settantadue assenze.
Jsp: Cos'altro c'è scritto nella pagella?
Dg:Non molto. L'interesse di Roger è suonare la batteria.
Jsp:Cosa dice tua mamma a riguardo?
Dg:Almeno sanno di cosa stanno parlando.

Mentre Dee Generate sta cercando di formare una nuova band, sta imparando quanto è duro il music business.

Qui la trascrizione dell'intervista in lingua originale



Piccola curiosità:Gli Eater compaiono nel documentario di Don Letts "The Punk Rock Movie", girato al Roxy Club.Vengono catturati dall'obiettivo mentre suonano "No Brains" e il pubblico poga. Sul palco è presente una testa di maiale mutilata.


Tra il pubblico è possibile intravedere una signora con un vestito viola:  la mamma di Dee Generate.

Tra i presenti, c'è anche Glen Matlock, bassista dei Sex Pistols tra il 1975 e il 1977




Recensione sulla rivista "Sounds" - 12/11/1977


Manifesto




Storia a cartoni ideata da Andy Blade e pubblicata sulla rivista di musica "Spiral Scratch"- 6/7/1989






Discografia:
Eater

Album:
The Album (1977)

Live:
Live at Barbarella's 77 (2004)


Singoli:
Outside View / You (1979)
Thinkin' of the USA / Space Dreamin' / Michael's Monetary System (1977)


Lock it up / Jeepster (1977)


What she wants, she needs / Reaching for the sky (1978)
Compilation:
The History of  Eater (1985)
The Complete Eater (1993)


All of Eater (1995)

Eater Chronicles (2005)

Andy Blade
Album:
From Planet Pop to the Mental Shop (1994)
Treasure Here (2005)

Life Affirming Songs For Those With A Bad Attitude (2008)




Ep:

Junkie Shooting Star (1996)


Singoli:
Break the News / Girl with the Goods (1980)

The Girl who forgets Everything (1995)


Links:
The Album



giovedì 22 settembre 2011

In Time :The Best of R.E.M. 1980- 2011

Ieri ero confusa e lo sono ancora oggi.Ma mi sento di fare un breve discorso per ricordare come si deve gli R.E.M.Spesso i detrattori della band adducono come critica, la frase, un po' banale e ritrita " gli R.E.M. hanno fatto album sempre uguali".Ok, forse non hanno mai osato, ma in quante band l'hanno fatto.Non ci sono stati cambiamenti radicali o cambi di rotta particolari, eppure ogni disco prodotto dalla premia ditta Stipe, Buck, Mills e Berry (fino al 1997) ha una propria identità ben delineata e riconoscibile.Il primo ep "Chronic Town" e i primi due album, Murmur e Reckoning, sono indissolubilmente legati ai primi anni ottanta, si assapora quel richiamo ingenuo all'infanzia/ giovinezza, gli r.e.m. sono ancora dei bambini, "fanno i primi passi e cominciano a parlare": enigmatici e criptici sul profilo dei testi, estremamente comunicativi, musicalmente parlando.Nel 1985 registrano"Fables of the reconstruction" nella Londra dark-wave con nuovo produttore al seguito, abbandonano la coppia Easter /Dixon e scelgono Joe Boyd (collaboratore di Nick Drake).Paradossalmente cambiando produttore, abbandonano la spontaneità degli esordi (Reckoning era stato registrato in due settimane).Le melodie ed armonie semplici ed efficaci, punto di forza dei primi dischi, lasciano spazio a soluzioni cupe ed ostiche.Ne esce un disco oscuro, diapositiva istantanea dello stato d'animo dei componenti, spaesati in una Londra grigia e piovosa, lontana anni luce dal sud degli Stati Uniti.E come ogni poeta in terra straniera, Stipe ricorda la sua Athens, e lo fa nel suo stile, descrivendo i personaggi più strani: il vecchio artista Kensey ("Old man kensey) e Wendell Gee, venditore di auto usate di Pendergrass. Nel 1986 gli R.E.M. si lasciano alle spalle le sperimentazioni dark di Fables, pubblicando Lifes Rich Pageant, un disco dalle forti radici rock, registrato, non a caso, a Bloomington (Indiana, USA), città del rocker John Cougar Mellencamp.Si intravedono i primi segnali di una futura maturità compositiva, completa nel disco successivo, "Document".Nel 1988 è inevitabile l'ascesa del gruppo alle luci di ribalta, da un'etichetta underground (la I.R.S. di Copeland) il gruppo passa a una major discografica, la Warner.Poteva essere la fine di un sogno ed invece fu l'inizio di una nuova era: l'indie rock americano da anni confinato nelle college radio ottiene il successo che si merita, senza per questo motivo assoggettarsi alle stupide logiche del music business.Album come "Green", "Automatic for the people", "New adventures in hi-fi" sono fulgidi esempi di come si possa rimanere se stessi, cambiando e crescendo.Non mancano i passi falsi *, Out of time (1991) e Around the sun (2004), ma come dice un detto popolare "sbagliando s'impara".


*Capisco che il termine "passo falso" non è il più adatto, quando si parla di R.E.M. è sempre fuorviante parlare di episodi meno riusciti.Ritengo che "out of time" sia un passo falso, non in termini strettamente musicali: non è un disco brutto, semplicemente lo sento lontano dalla natura, è un perfetto disco di "radio songs", piacevolissimo da ascoltare, ma dai R.E.M. mi aspettavo qualcosa di diverso.

E per  concludere in bellezza una  playlist con " il meglio di " dal 1980 ad oggi:


10.You
9.At my most beautiful
8.World Leader Pretend
7.The One I love
6.Perfect Circle
5.So. Central Rain

4. New Test Leper
3.Fall on Me
2.It's the end of the world
1.Nightswimming


mercoledì 21 settembre 2011

Addio R.E.M.

I R.E.M. si sono sciolti: quando me l'hanno detto, non volevo crederci. E invece, dopo aver fatto un breve giro su vari siti internet, fra cui il sito ufficiale "R.E.M. HQ", trovo il comunicato di addio:


"To our Fans and Friends: As R.E.M., and as lifelong friends and co-conspirators, we have decided to call it a day as a band. We walk away with a great sense of gratitude, of finality, and of astonishment at all we have accomplished. To anyone who ever felt touched by our music, our deepest thanks for listening." R.E.M.

Trad.:

"Ai nostri fan e ai nostri amici: come R.E.M. e come amici di una vita e co-cospiratori, abbiamo deciso di smettere di essere una band. Ce ne andiamo con grande senso di gratitudine, di compiutezza, e di stupore per tutto ciò che abbiamo realizzato. A chiunque sia mai stato toccato dalla nostra musica va il nostro più profondo ringraziamento per averci ascoltato"

Gli R.E.M. ci ringraziano e io voglio ringraziare loro, per esserci stati nella gioia e nel dolore con le loro "canzonette". Canzoni come fratelli maggiori su cui appoggiarsi e piangere o sorridere. Da tempo erano in fase calante, mancava l'ispirazione dei tempi d'oro con il batterista Berry, però li adoravo lo stesso, un po' come succede con i propri vecchi: con l'età perdono lo smalto dei bei tempi andati ma trovano sempre una parola di conforto per consolarti e farti tornare il sorriso.

Addio R.E.M.




Jim Reid :Black and Blues

I Jesus & Mary Chain, si amano o si odiano, io manco a farlo apposta adoro i fratellini Jim & William Reid.Ieri a grande sorpresa Jim Reid sul twitter ufficiale dei Jamc ha postato il link alla sua nuova canzone solista "Black and Blues", pubblicata su Soundcloud.


Era dal 2006 (anno di uscita del singolo "Dead End kids") che il vecchio Jim non se ne usciva con una canzone inedita.Vuoi vedere, che forse forse è la volta buona per un album solista di Reid.Nell'attesa i fan possono rifarsi gli occhi e le orecchie con la pubblicazione dell'intero catalogo dei Jesus & Mary Chain in edizione speciale "2 Cd + DVD".
Trailers:

Segue una playlist, che raccoglie le varie prove soliste di Jim Reid, album ed ep con i Freeheat inclusi:


Tracklist:
1.Seelenluft feat.Jim Reid - I can see clearly now ( da "The way we go", 2004)
2.Jim Reid -I'm Stranded (cover ) (dalla compilation "Love will tear you apart ", 2007)
3.Jim Reid- Song for a secret (dallo split con i Sister Vanilla "Song for a secret / Can't stop the rock", 2005 )
4.Jim Reid -If You gotta go (cover) ( da "Dead end kids" , 2006)
5.Freeheat- The two of us (dall'ep "Retox", 2001)



martedì 20 settembre 2011

Too young to rock : The Prats


Piccola premessa: I lettori più fedeli hanno probabilmente già letto il post  che segue, si tratta infatti di un recupero di un post già pubblicato qualche mese fa, solo ieri mi sono accorta che era stato eliminato.Grazie per l'attenzione e buona lettura.



Too young to rock? Troppo giovani per fare rock? Nessuno ha mai osato dirlo,nemmeno come boutade a quattro ragazzini scozzesi di età tra i 12-15 anni Paul Mclaughlin, Dave Maguire, Greg Maguire e Tom Robinson. Nell’ormai lontano 1978 gli intraprendenti “bambini” del rock, dotati del tipico entusiasmo giovanile, decisero di mettere sù un gruppo sulle orme del post-punk di fine anni settanta. I pomeriggi, dopo scuola (cavoli,i Prats andavano ancora alle medie!), si ritrovavano per suonare, il tempo passava piacevolmente tra una nota e l’altra, tra risate, sorrisi, stonature, assoli, scherzi. Un gioco, un divertimento, che ben presto si trasformò in qualcosa di più. Nel 1979 producono un demo tape e lo inviano alla nota casa discografica indie di Edimburgo Fast Product(che nella sua scuderia annoverava un cavallo di razza come gli Human League). Forti del contratto discografico su Fast product, partecipano all’EP Earcom 1. John Peel, conduttore radiofonico della BBC, li nota e offre ai ragazzi un’occasione d’oro: registrare una session radiofonica. Peel non se ne pente, anzi si dimostra entusiasta, colto dalla gioia dichiara “ questa session mi ha messo di buon umore per tutto il weekend,è fantastico,una grande session!”.Giusto il tempo di raccogliere i germogli dei semi sparsi nell’orticello di casa , avvengono i primi cambiamenti nella line-up(l’aggiunta di un terzo chitarrista,Elspeth McLeod e la sostituzione del bassista Tom Robinson con Jeff Maguire).Più determinati di prima Prats nel 1980 incidono tre nuovi brani sulla Tapezine, Spasmodic productions(Walking dead, Sycophant, The Alliance) e pubblicano un EP “The 1990s Pop EP” per la Rough Trade Music, contenente quattro piccoli gioiellini post-punk -Disco Pope, Nothing, TV Set e Nobody noticed. Il brano Disco Pope ottiene un buon airplay radiofonico, soprattutto dall’ormai fan-supporter John Peel. Supportati  se non altro dal successo in patria e nelle college radio statunitensi il gruppo ripubblica su Rough Trade il brano The Alliance e compone un nuovo brano , General Davis, che diventerà il loro cavallo di battaglia senza-tempo. Nel 1981 la fine della tanto amata scuola determina a malincuore come nelle migliori matrimoni lo scioglimento del gruppo. I prats,di fatto non esistono più , ma non cessa la pubblicazione di materiale discografico . Nel 2004 il regista hollywoodiano Johnathan Demme utilizza General Davis negli opening credits del film “Manchurian Candidate”(con Denzel Washington e Meryl Streep), suscitando un ritorno di interesse nei confronti della band, concretizzatosi nell’uscita della compilation “Now that’s what I call Prats” (2005, One Little Indian). 

Line-up:

Paul Mclaughlin- Chitarra e Voce(1978-1981)

Greg Mclaughlin- Chitarra e Voce(1978-1981)
Dave Maguire- Batteria(1978-1981)


Jeff Maguire- Basso(1980-1981)

Elspeth Mcleod- Chitarra(1980-1981)


Tom Robinson-Basso(1978-1980)

Discografia

Ep:
1990's pop ep (1980)


Singoli:
Die Todten reyten schnell / Jesus had a PA (1981)

General Davis / The Alliance (1981)


Compilation:
Now That's What I call Prats Music (2005)









1990s pop Ep