venerdì 25 maggio 2012

Aa.vv. - And Now live from Toronto: The Last Pogo





La compilation "The Last Pogo" (Bomb Records), colonna sonora dell'omonimo documentario diretto da Colin Burton testimonia l'esistenza e la vivacità del proto-punk / punk canadese. I brani presenti su disco sono stati registrati il primo e secondo Dicembre 1978 alla Horseshoe Tavern di Toronto, locale in stile CBGB'S. Non un giorno qualunque, ma quello della data di chiusura del locale. Il titolo "The Last Pogo " (l'ultimo pogo) allude a questo evento. Per l'ultimo pogo alla Horse Tavern si ritrovano i principali esponenti della scena musicale locale, Toronto e dintorni : gli Scenics, i Cardboard Brains, i Drastic Measures, i Mods, i Secrets, gli Ugly, gli Everglades e la Ishan Band. Il valore della raccolta trascende il lato artistico, "The Last Pogo" è un documento storico, un tassello importante per ricostruire la storia della musica: offre un minimo di visibilità a un movimento dimenticato, quello punk e proto-punk canadese, di minore entità rispetto a quello inglese ed americano. Le performance di qualche gruppo sono forse dimenticabili, ma lo spirito di fondo che anima la serata è da incorniciare e ammirare nei secoli dei secoli. L'unità, la forza di suonare insieme fortificano una scena e la rendono nella grande pur nella sua marginalità. Uniti si può fare la storia, poi c'è sempre chi riesce a volare alto da solo e raggiungere vertici inimmaginabili , è il caso dei Scenics, band proto-punk che non ha nulla da invidiare o quasi ai cugini americani Velvet Underground, tributati nell'album live "How  Does it feel to be loved ?". Gli altri gruppi rimangono nell'ombra, pagano il dazio di appartenere a una piccola realtà, ma poco importa, quando c'è un'insana voglia di divertirsi e far casino. Canzoni come "All Because of You" degli Ugly o "Jungle" dei Cardboard Brains  mettono il malcapitato ascoltatore a proprio agio, sembra proprio di essere al pub con gli amici a pogare. Non si può chiedere di meglio a un compilation punk/ proto punk.

domenica 20 maggio 2012

The Bidons - Granma Killer




La fine del mondo è vicina, Maya docent, il 21 Dicembre 2012 non è più un lontano miraggio, uomo avvisato, mezzo salvato. Per fortuna, arrivano in nostro soccorso i Bidons con il loro garage rock al fulmicotone. "Granma Killer", l'album d'esordio  del quartetto sprigiona un'energia fuzz di altri tempi, un ritorno al passato in grande stile, nel solco della tradizione sixties come testimoniano le due cover , "Be a Caveman" degli Avengers e "Nightime" degli Strangeloves. La volontà e necessità di richiamare l'immaginario musicale e iconografico degli anni sessanta non devono però essere confuse con l'essere passatisti a tutti costi, Il sacro fuoco dell'onestà intellettuale  spinge a rendere trasparente il proprio background culturale, alla faccia di tutti quei gruppi pseudo-indie senza forma e sostanza.


I Bidons non sono l'ennesima stupida cover band, fatta esclusione per le due cover, incidono solo brani originali, sia lodato il caveman che c'è ognuno di noi. Buttate nel cestino l'ennesimo disco di cover. Come? Non l'avete ascoltato? Menomale, vi siete risparmiati due giorni di diarrea. Vabbè, dove ero rimasta? Ah, sì, al caveman che si cela in ognuno di noi. Mi raccomando, ascoltate la voce dell'istinto, fregatevene delle mode e accattatevi il disco dei Bidons, otto canzoni, tra passato, presente e futuro. Chi diavolo ha detto che il garage è morto? E' vivo e vegeto e lotta insieme a noi, i Bidons ne sono la reincarnazione.







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sabato 19 maggio 2012

AA - Essential entertainment

La scena post-punk belga degli anni ottanta è uno scrigno magico, ogni qualvolta venga aperto, regala sempre qualche  piacevole sorpresa, magari quando meno te l'aspetti, quando pensi di aver visto tutto e non hai visto niente, realizzi che è stupido  fermarsi alla superficie delle cose, perché in fondo c'è sempre qualcosa rimasto recondito nell'ombra. L'ascolto di "Essential Entertainment" è la riscoperta di un vecchio giocattolo, quel pupazzo, con cui si era soliti giocare da piccoli,  abbandonato nell'angolo ad accumulare polvere durante l'adolescenza. Gli AA (da non confondere con gli Aa, band  experimental rock di New York),  autori dell'EP "Essential Entertainment", ci risvegliano dal quel dannato torpore, quel senso di nausea costante che pervade le nostre anime. Solo quattro canzoni e poi il nulla, una storia, con un inizio, ma senza un fine. Da questo punto di vista le parole dell'ultimo brano, "Suicide Fever" risuonano profetiche : "I don't believe in future", in italiano "Non credo nel futuro". Ma a ben vedere tutto l'EP è pervaso da una sorta di rifiuto, se non rigetto della società contemporanea stessa, illuminante è il titolo della canzone di apertura "Society stinks" (la società puzza), riflette la depressione socio-economica, frutto della disoccupazione e deindustrializzazione. A colpire nel segno non sono solo le parole, affilate come lame, ma l'atmosfera  decadente di (s)fondo, l'incedere a tratti delirante, a tratti ossessivo della batteria. Il disco fotografa un attimo nel tempo, quell'attimo in cui un gruppo di ragazzi belghi, Geert Beuls (voce), Eddy Gabriel (chitarra), Eddy Goossens (basso) e Remo Perrotti (batteria) decidono di formare un gruppo.


L'idea di mettere su una band nasce nel 1980 ad Hasselt, Beuls e soci assistono al concerto dei "The Machines", vincitori della seconda edizione del contest "Humo's Rock Rally", sponsorizzato da una rivista settimanale. Schifati  dal circo dei talent show ante litteram, danno metaforicamente uno schiaffo in faccia alla tradizione:  cominciano a suonare in uno studio di registrazione a Bilzen, i risultati della jam session vengono registrati su una cassetta a quattro tracce, mai pubblicata. 
in studio di registrazione

Due settimane dopo il gruppo a Diest registra e mixa sotto la supervisione di Frank "Sexy" Jamart (Struggler) "Essential Entertainment", primo ed e unico ep degli AA, distribuito in sole 500 copie dalla fantomatica Sexy Robot Records, casa discografica inesistente, creata ad arte dai New cultural decay per l'uscita di "Brave new world". Dopo qualche concerto la band si scioglie, nessun contrasto o dissidio interno tra i componenti, ma semplicemente la voglia di fare altro: gli AA, nati per contrastare la il tradizionalismo musicale e il music business,  decidono di dedicarsi ad altri progetti.

AA - 28 anni dopo




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