mercoledì 6 novembre 2013

Angry Samoans - Back from Samoa

Recupero di una mia vecchio pezzo (mai pubblicato): 


Nella Los Angeles dei primi anni ottanta inizia l’epoca d’oro della scena hardcore-punk, gli Angry Samoans ne rappresentano il lato più selvaggio. La band nasce, sul finire degli anni settanta, dall’idea di due critici musicali, Mike Saunders e Gregg Turner. Non i soliti critici musicali dalla penna rossa, ma ragazzacci politicamente scorretti, “sporchi e cattivi” e bastardi. Saunders e Turner, accompagnati al basso da Todd Homer  ed alla batteria da Bill Vockeroth, incidono nel 1980 il primo singolo “Inside my brain” (Bad Trip Records), una bomba ad orologeria, pronta a scoppiare da un momento all’altro. Ma il bello ha ancora da venire, gli Angry Samoans tengono in serbo la miccia esplosiva, l’ordigno fatale. “Back from Samoa”, uscito nel 1982 e concepito come EP, è di fatto il primo album degli Angry Samoans, la sorpresa dall’attrazione micidiale tenuta nascosta. Per gli aspiranti gruppi hardcore “Back from Samoa” è un bignamino tascabile “sul come  dovrebbe essere un disco hardcore-punk che si rispetti”, per tutti gli altri è un pugno in un occhio ben assestato, niente di sgradevole sia chiaro, anzi è quasi piacevole farsi trascinare dalla carica devastante e dall’insana follia di Saunders e compagni. I testi delle canzoni, scritti da Saunders e Turner, anticipano il disimpegno dissoluto dei Gang Green (gruppo anti-straight edge della scena di Boston) e giocano con doppi sensi, immagini provocatorie, surreali e stranianti per la borghesia suburbana losangelina (They saved Hitler’s cock, My old man is a fatso, Lights out, Haizman’s brain is calling).  Niente da prendere troppo sul serio, divertimento non-sense allo stato puro. Quattordici canzoni per un totale di diciassette minuti, molti brani non arrivano al minuto, bastano pochi secondi per smuovere le acque e scatenare l’inferno in paradiso.  Una toccata e fuga, una sorta di grande abbuffata punk. L’oggetto del piacere è la violenza sonora, alleviata da un sottostrato melodico. Gli Angry Samoans non ci lasciano a bocca asciutta, ci viziano al suono di ritmi veloci e serrati. Ora, mi vogliate scusare, ma sono in astinenza e devo andare a farmi una scorpacciata di Angry Samoans. Buon appetito, ma mi raccomando, non fate come il mostro di copertina, sono contro il cannibalismo.